venerdì 10 settembre 2010

APPELLO PER MICK KARN

Carissimi,
Mick karn, considerato da tutti il miglior bassista del mondo, è ammalato. la sua situazione è aggravata dalle non floride condizioni economiche in cui versa lui e la sua famiglia. per questa ragione ho deciso di devolvere il 30% del rpezzo di copertina per ogni copia venduta ESCLUSIVAMENTE tramite ordinazione al seguente indirizzo email:

rage.malefelicita@libero.it

copie ordinate in altro modo non sono gestite direttamente da me per cui non posso effettuare talke versamento in favore di mick.

se volete ulteriori informazioni scrivete pure allo stesso indirizzo.

grazie a tutti voi

elisabetta

1 commento:

RareNoiseRecords5 ottobre 2010 alle ore 07:06
Cara Elisabetta - Sono Giacomo Bruzzo di RareNoiseRecords. Howard Wulkan di CouncilPartners ha assemblato una compilation in supporto a Mick Karn disponibile sulle maggiori piattaforme digitali (Itunes/Zune/Amazon/Rhapsody) e per tutto il mondo direttamente dal nostro e-commerce (http://www.rarenoisestore.com). Tutti i proventi derivanti dalla vendita vanno a Mick Karn.
Ho letto del tuo impegno a suo favore - possiamo unire le forze?
Grazie!

Giacomo Bruzzo
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i commenti di alcuni lettori sul romanzo "il male della felicità"

“...oggi sono infuriato con te! Ieri sono andato a letto alle 23.45 ma per colpa del tuo libro ho spento la luce alle 03.30.......e adesso "picco de sonno".
Per fortuna l'ho quasi finito .... e tra poco potrò nuovamente tornare a dormire le mie 7/8 ore tranquillo senza quel diavolo tentatore sul comodino che attenta alle mie ore di riposo.
Skerzi a parte ..... sono partito spaventato dalla mole ... ma mi è scivolato tra le mani ....
complimenti!

Mauro”

“Grazie per avermi fatto ridere, piangere e pensare.. La lettura del tuo libro è capitata in un periodo in cui forse anch’io ho un po’ di male della felicità… grazie per avermi fatto riflettere… è stato davvero qualcosa di travolgente…

O.P. “

“Sono Male Della Felicità dipendente…Sono letteralmente drogato dal tuo book!

N.R.”

“Il romanzo “Il male della felicità” tocca delle realtà esistenti nella vita di ogni giorno. Parla di droga, omosessualità, successo, giovani. Lo stile è sicuramente la parte forte di un romanzo che per alcuni potrebbe essere “scomodo” (anche se,per fortuna,per sempre meno persone). Infatti è uno stile facile, scorrevole e senza tanti fronzoli. Non cerca (come deve essere) giustificazioni per gli argomenti trattati. Molto originale lo stacco temporale che viene posto a metà romanzo e che lascia all’autrice la possibilità di non rimuovere la differenza di stile tra la prima e la seconda parte dando così l’impressione (come è realmente) che l’autrice sia cresciuta con i personaggi. L’unica pecca, per quanto mi riguarda, è la troppa tranquillità con la quale viene trattato, solo in certi punti, l’argomento droga e in altri punti la prevedibilità dello svolgimento della trama (anche se può essere un punto a favore per il genere di romanzo). Sicuramente un buon lavoro soprattutto per i temi e per essere il primo libro. Mi permetto di aggiungere una nota personale: è con lavori come questi che oggi si convincono le masse, abituandole gradatamente a qualcosa di nuovo, piuttosto che con gesti troppo eclatanti che rischiano solo di far aumentare l’intolleranza.

Giovanna R. “

scrivo per me, ma scrivo anche per gli altri. e voi potete scrivere per tutti. sono partita dal mio romanzo e sono arrivata a combattere per le cause in cui credo. sono arrivata a conoscere persone meravigliose, e sono arrivata a capire a chi interessi ciò che faccio e a chi no.
ci sono degli eventi nella vita di ciascuno che ci fanno capire chi ci voglia bene o meno, chi abbia la voglia ed il desiderio di starci vicino sia nei momenti di gioia, che nei momenti di tristezza.
purtroppo, molte volte ciò succede nei momenti difficili. ma un amico può farci sentire un dolore meno grave.
il mio romanzo parla d'amore, amore da tutti i punti di vista. amore tra due uomini.
amore tra un uomo ed una donna.
amore tra amici.
amore delle famiglie.
amore per una passione, in questo caso la musica.
amore.
quello stesso amore che molte persone, anche nel nostro paese, vorrebbero rinchiudere dentro ad un armadio, far finta che non esista. perchè "non è bello". perchè "non è sano".
per me è Amore, e basta.

spero che vorrete condividere con me i vostri pensieri.

KENDOKA di SANDRO PECCHIARI

KENDŌKA

giovane uomo
spavaldo aquilone
in un’aria di burro
ti muovi a strattoni stasera
e rimbalzi
un corpo sottile che fletti
e colpisco
e che geme al contatto

rivivo i tuoi occhi
i tuoi ricci di seta
il sorriso che avevi sul volto
ricordo ricordo
il bambino che eri

quest’uomo davanti sei tu
armato e celato
sorpresa del tempo svanito
che voglio e desidero
che afferro impaurito
e che adagio, incredibile,
in modo inadatto.

riposi e mi guardi sudato
ti guardo da dietro la maschera
…

Ah, i tuoi piedi scalzi
mi cambiano un Maddalena!

04.10.09

LA POESIA VINCITRICE DEL CONCORSO "LA VERITA', VI PREGO, SULL'AMORE" DI SANDRO PECCHIARI

Ne avrebbe di spazio la tua spalla,
spazio per una città convulsa
di luci, di gente e di parole,
spazio da camminare e ridere
e ascoltarti gli occhi che nascondi;
ci starebbe un bosco di carezze,
un cane cieco e la mia guancia;
avrebbe spazio per la sorgente
che troveremmo assieme…

Vista da qui ci starebbe per forza
il sogno rinverdito negli anni
d’una felicità degna di ricordo,
ci starebbe un futuro ancora,
ci starebbe il futuro…

Ma ruvidamente spazzi via
germogli e case e luci e amore,
lisci la pelle e te ne vai.

Sandro Pecchiari
1° premio Oh, Poetico Parco
concorso “La verità, vi prego, sull’amore”
24 luglio 2009

AGENDA LETTERARIA 2010

AGENDA LETTERARIA "LE OPERE E I GIORNI" 2010

CARISSIMI
è in arrivo tra pochissimi giorni l'agenda letteraria 2010 pubblicata dalle edizioni libreria croce e intitolata "le opere e i giorni". l'agenda ospita per ciascuna settimana un autore diverso, che per l'occasione ha scritto un breve racconto, oppure delle poesie o dei disegni.
tra questi c'è un racconto breve di elisabetta garboni intitolato "mi chiamo ivanhoe bonomi", che come potrete immaginare si riferisce al lavoro che avete già letto, ovvero "il male della felicità".
il racconto non è una continuazione del libro (quella è in lavoro... ;) ) bensì una riflessione narrata in prima persona da ivanhoe bonomi, che riprende alcuni degli episodi già visti nel libro ma ne introduce anche di nuovi. l'originalità rispetto all'opera da cui prende origine è che la riflessione è raccontata da ivan stesso, dal suo punto di vista, e parla dei suoi sentimenti così come li vive di persona.

l'agenda è giornaliera, cioè ha una pagina intera per ogni giornata dell'anno in cui poter scrivere i propri appuntamenti, ma anche le proprie riflessioni o fermare dei momenti speciali, dei disegni o incollare delle foto. una volta finito l'anno rimane comunque una piccola opera da tenere nella propria biblioteca personale.

l'agenda avrà un costo di 15 euro e può essere penotata o scrivendo direttamente a elisabetta garboni qui su facebook oppure ordinandola al seguente indirizzo email:

rage.malefelicita@libero.it

la prenotazione è consigliabile per poterla ricevere appena sarà pronta; in caso, può anche essere spedita direttamente a casa vostra.

oltre che per voi, può essere un gradito regalo per i vostri amici.

grazie per la vostra attenzione.

buone feste da

rage per "il male della felicità"

NADIA MAZZARDIS SCRIVE RIGUARDO A "IL MALE DELLA FELICITA' "

Non posso fare altro che commenti positivi, mi è piaciuto molto, l'ho divorato nonostante il poco tempo che purtroppo posso dedicare alla lettura, ma oggi pomeriggio rintanata sotto il piumone ho attaccato le ultime 150 pagine e non l'ho mollato un secondo, fino alla fine.

E' un bellissimo lavoro sia di introspezione generale, in fondo i tormenti di Ivan, sono i tanti tormenti di tutti noi, di introspezione sul tema dell'omosessualità, ma soprattutto della diversità, del voler vivere come caspita ti pare e aver diritto a farlo senza la costante revisione "morale" di qualcuno.

Ho riso e ho pianto, mi sono emozionata, commossa e divertita.

Lo passerò sicuramente a mia figlia, mi sembra adeguatamente svezzata per leggerlo. E ne è molto incuriosita.

Come tu mi avevi detto c'è qualche refuso che ti auguro di poter correggere per la ristampa e cioè che abbia sicuramente una ristampa!!!

Ma i refusi non cambiano il senso, il significato e la profondità di quello che hai scritto e nemmeno la sua bellezza.

Speriamo a presto! Nadia

RECENSIONE A "IL MALE DELLA FELICITA' " DI SINDACO DEGLI INFERI

Il male della felicità

Oggi alle 18.25

“Seduto sul ponte del suo “8 metri”, Ivan ascoltava in silenzio lo sciabordio delle onde del mare che si infrangevano sulla chiglia della sua imbarcazione. Nel silenzio della notte, stava ripensando al suo recente passato, a ciò che aveva cambiato la sua vita e che gli aveva permesso di realizzare il suo più grande sogno.
Era giovane, era un divo per migliaia di ragazze che lo sognavano quando spegnevano la luce, considerandolo un semidio; era famoso, ricco e soprattutto, poteva fare ciò che più amava, suonare.”

Inizia così “Il male della felicità” di Elisabetta Garboni, la storia di quattro ragazzi, musicisti di professione, che dalla vita hanno tutto: fama, soldi, donne e potere.
Componenti di una delle più famose band in circolazione in Italia, Ivan, Tony, Ian e Ricky hanno ottenuto il successo grazie alle loro doti ed ai loro sforzi.
Amano quello che fanno e lo fanno dannatamente bene e la prova sta nelle vendite dei loro album e nei “tutto esaurito” dei loro concerti.
Hanno innumerevoli abitazioni, sparse per l’Italia ed all’estero; hanno numerose donne; sono schifosamente ricchi e padroni delle proprie vite.
Ma, il prezzo per tutto il successo avuto, talvolta diventa troppo alto da pagare.

Così Ivan una sera si trova a meditare, sulla sua barca, di quella che è la sua vita e di quello che sarà: si gira indietro e vede la luce dei riflettori su di sé ed i suoi inseparabili compagni di lavoro ed amici, ma voltandosi al futuro osserva terrorizzato il buco nero che si allarga verso di lui, diventando sempre più profondo.
Si sente solo.
Mai nessuna partner potrà capire ed accettare la sua vita sregolata ed il dubbio che le donne, al di là dell’incredibile bellezza di Ivan, siano attratte dalla sua fama e dai suoi soldi, rende il musicista passivo e del tutto disinteressato a relazioni fisse e durature.
A nulla servono le serate mondane e i corpi caldi di magnifiche dame nel suo letto.
Gli manca qualcosa… eppure ha tutto.
La lotta interiore che dovrà affrontare si preannuncia devastante, ma Ivan non vuole parlarne con nessuno, né riesce a trovare la forza di combattere.
Sarà in quel momento che Tony, altro membro del gruppo e fratello spirituale di Ivan, si renderà conto della gravità della situazione. E solo come un vero amico può e sa fare, gli tenderà la mano, proprio come lo stesso Ivan aveva fatto appena un anno prima con lui, quando aveva provato lo stesso vuoto.
Ma il male interiore che divora Ivan non è qualcosa che possa essere sconfitto dall’esterno e questo Tony lo sa benissimo… conosce molto bene quel male, il male della felicità, che è “un male bastardo, difficilissimo da curare”.
Le ripetute crisi dell’amico, che nemmeno il matrimonio di Ian ed un nuovo album riescono a calmare, verranno seguite da Tony in una quasi totale simbiosi, rendendolo così il punto fermo nella vita di Ivan.
Passano la maggior parte del tempo insieme, lasciando fuori da quel dramma, per quanto possibile, Ricky e Ian, spettatori, non del tutto ignari, di quella tragedia.
Passano i mesi ed Ivan inizia a deperire anche fisicamente, dimagrendo a vista d’occhio, a causa dell’uso prolungato di anfetamine ed altre droghe, “sostegno” che non riesce ad eliminare.
Ma l’illuminazione arriva allo specchio, quando si rende conto di essere diventato uno spaventapasseri vestito con abiti firmati troppo larghi per sembrare eleganti.
La decisione è immediata. Disintossicazione.
Ma, se in un primo momento Ivan era sembrato davvero sicuro di quello che faceva, davanti all’imminenza del ricovero, le convinzioni iniziano a vacillare.
Tony, che lo aveva assistito e spronato per tutto quel tempo, riuscirà a dargli la forza per affrontare quella prova tutt’altro che facile da superare.
Altri mesi passano, fra crisi d’astinenza e miglioramenti, infine Ivan esce dalla clinica giusto in tempo per il matrimonio dell’amico e collega Ian.
Ma anche qualcos’altro succederà in quel periodo.
Qualcosa di inatteso.
Ivan è costantemente seguito dai suoi amici più intimi, in primis Tony. E, col passare del tempo, entrambi capiscono di non poter fare a meno l’uno dell’altro, di essere innamorati e di voler condividere quell’amore per sempre, contro tutto e tutti.

“Il male della felicità” è un libro che scorre incredibilmente veloce, nonostante le quasi 700 pagine che ne contengono la storia.
È un libro che parla della vita, dell’amore e del dolore.
È un libro che affronta una vasta gamma di sentimenti e situazioni.
Felicità, odio, amore ed ancora sesso, droga e sregolatezza.
Non mancano i colpi di scena, che arrivano sempre quando meno te lo aspetti, magari dopo aver trovato quell’equilibrio che i protagonisti (ed il lettore stesso) agogna sin dalle prime pagine.
Ma la storia non affronta solo la vita di Ivan e Tony e degli altri due membri del gruppo, ma anche il contesto culturale e morale di svariati paesi, per primo quello italiano.
Omofobia, crudeltà, estremismi sono descritti con il coinvolgimento emotivo dei quattro eroi, ma con il giusto distacco da parte della scrittrice.

- Apro una parentesi del tutto personale (mi ero ripromessa di scrivere poche ed imparziali righe per descrivere un libro a mio avviso meraviglioso, ma a quanto pare non posso astenermi del tutto dal fare qualche piccola considerazione) purtroppo determinati sentimenti (omofobia, razzismo, ecc…) ci saranno sempre, l’unica cosa che possiamo fare è evitare di condannare loro, come loro fanno con noi (mi ci metto nel mezzo perché non li capisco certi atteggiamenti)… ma ammetto che è difficile. -

Per tornare a questa opera che ha rapito il mio cuore e la mia anima (ammesso e non concesso che avessi ancora entrambi), posso solo dire che lo consiglio a tutti…
A coloro che amano le storie d’amore.
A coloro che non amano particolarmente le storie d’amore sdolcinate (eccomi!).
A coloro che amano e vengono ricambiati.
A coloro che amano e non vengono ricambiati.
A coloro che non sanno amare.
A coloro che temono di amare.
E, naturalmente, a coloro che non vogliono affrontare determinati argomenti.
Questa è un’opera che fa riflettere e, perché no!, fa venir voglia di innamorarsi.
Un’opera che ti fa provare amore ed odio, talvolta insieme.
Leggendo il contenuto di quelle splendide pagine, si ha il bisogno di sentirsi in pace con se stessi; ti viene voglia di telefonare agli amici stretti, solo per dir loro quanto li ami; ti fa venir voglia di uscire per strada ed abbracciare la prima persona che capita, solo per sentirne il calore o lo stupore; ti fa venir voglia di trovare quella persona che ti completa, una persona per la quale daresti la vita.

Devo purtroppo ammettere che, essendo una cinica di natura, ho trovato il libro fantascientifico alle volte… io non credo nell’amore vero, almeno non credo esista per me, ma ciò non significa che gli altri non riusciranno nell’impresa di concedersi totalmente, anima e corpo, a qualcuno.
Io auguro, a tutti voi che leggete, di trovare quello che state cercando.

Mi auguro anche che riuscirete ad apprezzare questo libro. Lo dico con il cuore in mano: leggetelo e non ve ne pentirete.

Per notizie e acquisti scrivete a: rage.malefelicita@libero.i

t oppure chiedete a me o alla diretta interessata, che è una persona molto dolce e disponibile (se state sbuffando davanti alla mia pubblicità, sappiate che vi vengo a cercare e vi ammazzo lentamente, sono stata chiara!? benissimo ^_^)

Con tutto il mio affetto.
Marty

P.S. se ci sono errori grammaticali… passate oltre! Ahahah vi voglio bene!

FIACCOLATA CONTRO L'OMOFOBIA - TRIESTE, 18 SETTEMBRE 2009

Sono sempre stata una fan della serie inglese Queer As Folk, anni e anni prima che giungesse in Italia. Mi era arrivata da Londra in videocassetta, i DVD non si usavano ancora, quasi, e l’ho trovata sempre stupenda. Poi ho scoperto che negli Stati Uniti avevano fatto Queer As Folk USA. Imperdonabile. Toccare la sacralità di Stuart Allan Jones? Non si dica mai. Ho resistito per anni, poi ho ceduto al lato oscuro. L’ho guardata, e me ne sono innamorata. Anche se sarebbe più corretto dire che l’abbia divorata, ma gli episodi erano tanti, ci voleva tempo, e inoltre verso la fine ho rallentato il ritmo perché volevo sì sapere come si concludesse, ma d’altro canto non volevo staccarmi dai personaggi.

Era il 2 settembre, se non sbaglio, la sera in cui mi ero riservata l’ultima puntata. Quella che parla dell’esplosione al Babylon, la discoteca gay di proprietà di Brian, un attentato fatto da estremisti omofobi. Guardo le immagini dei morti, dei feriti, e penso che nonostante anche in Italia, in questi giorni, ci siano stati degli episodi di omofobia ciononostante non siamo arrivati a tanto. E tiro un triste sospiro di sollievo.

La puntata finisce, mi lascia tanto amaro in bocca. Decido di andare a dormire, un’ultima occhiata a Internet per le notizie e rimango impietrita. Hanno lanciato due bombe carta a Roma. Non ci credo. Rileggo. Cerco altre fonti. È proprio così, c’è stato un attentato. Quando l’arte non imita ma previene la vita…

Mi sale un incazzo mostruoso. In questi momenti so che potrei perdere il controllo, mi impongo di calmarmi ma mi metto a piangere dalla rabbia repressa. E subito penso a cosa si possa fare. Da qui il passo è breve, domani contatto Giulio Cok, mio amico ed esponente di Amnesty International del Friuli Venezia Giulia.

La notte è lunga, ma passa. E l’indomani contatto con tutta la mia rabbia, più pacata ora ma non per questo minore, Giulio. Ci incontriamo, con lui c’è anche Giulia Paolucci e Fiore Rizzo, sempre di Amnesty, e Alister Angeli, il mio fidanzato, che mi sostiene sempre in tutte queste cause. Cinque corpi che pensano con un’unica mente: ci basta un’ora per decidere cosa fare, come, quando, dove.

Una fiaccolata, un venerdì sera di due settimane dopo per organizzarci, alle 19 perché così quando ci muoveremo non ci sarà già più la luce e le candele brilleranno, lungo le strade dell’aperitivo per avere più visibilità ma anche perchè sono strade pedonali, così on ci saranno problemi per i permessi, lo slogan sarà “Liberi&uguali in dignità e diritti”. Fatta. In un’ora. Abbiamo in proporzione battuto il record di quel signore che creò un bel po’ di robina in sei giorni, ed il settimo si è riposato. Noi non ci riposeremo più, invece, finchè la fiaccolata non sarà stata fatta.

Da allora il mio ruolo scompare quasi dalla scena, e passa nelle mani di Giulio, Giulia e Fiore che in modo meraviglioso organizzano il tutto, coinvolgendo anche il Circolo Arcobaleno Arigay/Arcilesbica di Trieste, la Rete Lenford e l’associazione radicale Certi Diritti.

Seguono due settimane di attesa, di corse (non mie, chiariamo, ma dei rappresentanti Amnesty) per i permessi, di aperitivi-incontro con i membri delle altre associazioni, di scambi di idee e a volte anche discussioni, di decine di mail che a volte ti intasano anche la posta ma ti fanno capire come la cosa sia sentita da tutti.

Qualche giorno prima abbiamo il via definitivo. È quello che aspettavo. Creo l’evento su Facebook, e nel giro di mezz’ora, considerando che ormai quando lo metto in linea è notte e la gente di solito dorme, abbiamo già circa trenta adesioni.

Nell’arco di tre giorni supereremo i 2000 inviti e centinaia di adesioni.

Arriva venerdì, arriva la fiaccolata. Cominciamo ad essere nervosi, mentre prepariamo le candele in piazza. La gente verrà? L’invito sarà stato accolto? Ci sarà qualche giovane o se ne fregano ormai tutti?

Ora di ritrovo, le 19. Alle 19.15 la piazza è piena. A volte ci fermiamo così, in piedi, ad osservare lo spettacolo. Ci saranno almeno trecento persone, sono qui perché hanno capito, hanno recepito il nostro messaggio, ed ora sfileranno con noi. Riconosco molti miei studenti, mi commuovo. E io che li avevo creduti indifferenti, non loro personalmente, ma la loro generazione: mi ridanno una speranza per il futuro. Non vedo molti amici gay della mia generazione, questo mi lascia l’amaro in bocca, ma fa niente. Ci sono moltissime persone, tutti con la loro bella candela rossa in mano, alcuni ci fanno i complimenti per la scelta della coppetta trasparente per non far cadere la cera. Eh, la classe non è acqua, rispondiamo, scherzando, ma in realtà dentro stiamo facendo la coda come dei pavoni.

Partiamo. Giulio mi chiede di tenere lo striscione insieme a loro. Penso: ma io che c’entro? Avete fatto tutto voi. Però sono commossa dall’invito, ringrazio con la voce bassa per l’emozione e mi metto tra Fiore e Giulia, orgogliosa di essere “una di loro” in quel momento. Il grande cuore di Amnesty.

La fiaccolata si snoda lungo il percorso prestabilito, in silenzio, con compostezza ma con allegria al tempo stesso. Non c’è pacchianeria, non ci sono bandiere, cartelli, cori, canti, ma non c’è nemmeno la mestizia di alcuni cortei. C’è l’orgoglio, la dignità, la rabbia silenziosa di chi vuol dire “No all’omofobia” urlandolo senza aprire bocca.

Io ho i brividi. Non fa freddo, anzi, si muore di caldo, ma è l’emozione. Chissà com’è a vederla da fuori, questa fiaccolata. Sicuramente molto bella, però da dentro lo è ancora di più. Perché sappiamo che oggi abbiamo aperto una nuova pagina a Trieste, che ha reagito meravigliosamente bene all’appello.

Quando vedo in lontananza il nostro punto d’arrivo un po’ mi dispiace. È già finita. Ricominciamo, dico scherzando a Fiore, è così bella che potremo rifare subito il percorso. Ma so che non è possibile.

Arrivati di nuovo lì da dove siamo partiti, Giulio prende la parola. Brevemente, in modo chiaro e incisivo, com’è suo stile, a venire i brividi di nuovo a tutti noi quando elenca solo alcuni dei recenti episodi di omofobia avvenuti in Italia. La sua voce si fa appena più forte, educatamente, quando espone ciò che chiediamo, la punizione per le persone colpevoli di episodi di omofobia. Grande Giulio, sei arrivato al cuore di tutti.

Adesso è finita davvero, la folla applaude, facciamo alcune foto, è finita, Elisabetta, devi fartene una ragione, non puoi fare Elisabetta La Stilita e salire su una colonna per il resto della tua vita con una candela rossa di Amnesty in mano, ma la sensazione è così bella che ricomincerei davvero a sfilare.

Ma… è finita davvero? No. Questo è stato solo l’inizio. E l’idea mi rende felice.

Grazie, ragazzi, siete stati meravigliosi.

Elisabetta

BENVENUTI NEL BLOG DI ELISABETTA GARBONI

recentemente stiamo assistendo a sempre più gravi episodi di omofobia in italia. la cosa sta assumendo proporzioni scandalose e nessuno dei nostri responsabili, i signori che guadagnano stipendi schiosamente alti per occupare sedie in parlamento, fa qualcosa. mandatemi le vostre riflessioni, le vostre opinioni, le vostre proposte ma anche la vostra rabbia. perchè se un libro può far qualcosa, molte voci possono fare di più. e questo blog non serve solo per parlare del libro, ma anche degli argomenti che tratta, primo fra tutti l'omosessualità. partecipate: la vostra opinione per me vale molto. grazie.

venerdì 10 settembre 2010

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