SONO QUATTRO MUSICISTI.
SONO FAMOSI, E SONO DANNATAMENTE BRAVI.
SONO DIVENTATI COSI' POTENTI DA POTER
DETTARE LE LORO REGOLE AL MONDO.
ANCHE QUANDO VANNO FUORI DAGLI SCHEMI.
SOPRATTUTTO
QUANDO VANNO FUORI DAGLI SCHEMI.
“...oggi sono infuriato con te! Ieri sono andato a letto alle 23.45 ma per colpa del tuo libro ho spento la luce alle 03.30.......e adesso "picco de sonno".
Per fortuna l'ho quasi finito .... e tra poco potrò nuovamente tornare a dormire le mie 7/8 ore tranquillo senza quel diavolo tentatore sul comodino che attenta alle mie ore di riposo.
Skerzi a parte ..... sono partito spaventato dalla mole ... ma mi è scivolato tra le mani ....
complimenti!
Mauro”
“Grazie per avermi fatto ridere, piangere e pensare.. La lettura del tuo libro è capitata in un periodo in cui forse anch’io ho un po’ di male della felicità… grazie per avermi fatto riflettere… è stato davvero qualcosa di travolgente…
O.P. “
“Sono Male Della Felicità dipendente…Sono letteralmente drogato dal tuo book!
N.R.”
“Il romanzo “Il male della felicità” tocca delle realtà esistenti nella vita di ogni giorno. Parla di droga, omosessualità, successo, giovani. Lo stile è sicuramente la parte forte di un romanzo che per alcuni potrebbe essere “scomodo” (anche se,per fortuna,per sempre meno persone). Infatti è uno stile facile, scorrevole e senza tanti fronzoli. Non cerca (come deve essere) giustificazioni per gli argomenti trattati. Molto originale lo stacco temporale che viene posto a metà romanzo e che lascia all’autrice la possibilità di non rimuovere la differenza di stile tra la prima e la seconda parte dando così l’impressione (come è realmente) che l’autrice sia cresciuta con i personaggi. L’unica pecca, per quanto mi riguarda, è la troppa tranquillità con la quale viene trattato, solo in certi punti, l’argomento droga e in altri punti la prevedibilità dello svolgimento della trama (anche se può essere un punto a favore per il genere di romanzo). Sicuramente un buon lavoro soprattutto per i temi e per essere il primo libro. Mi permetto di aggiungere una nota personale: è con lavori come questi che oggi si convincono le masse, abituandole gradatamente a qualcosa di nuovo, piuttosto che con gesti troppo eclatanti che rischiano solo di far aumentare l’intolleranza.
Giovanna R. “
Sono sempre stata una fan della serie inglese Queer As Folk, anni e anni prima che giungesse in Italia. Mi era arrivata da Londra in videocassetta, i DVD non si usavano ancora, quasi, e l’ho trovata sempre stupenda. Poi ho scoperto che negli Stati Uniti avevano fatto Queer As Folk USA. Imperdonabile. Toccare la sacralità di Stuart Allan Jones? Non si dica mai. Ho resistito per anni, poi ho ceduto al lato oscuro. L’ho guardata, e me ne sono innamorata. Anche se sarebbe più corretto dire che l’abbia divorata, ma gli episodi erano tanti, ci voleva tempo, e inoltre verso la fine ho rallentato il ritmo perché volevo sì sapere come si concludesse, ma d’altro canto non volevo staccarmi dai personaggi.
Era il 2 settembre, se non sbaglio, la sera in cui mi ero riservata l’ultima puntata. Quella che parla dell’esplosione al Babylon, la discoteca gay di proprietà di Brian, un attentato fatto da estremisti omofobi. Guardo le immagini dei morti, dei feriti, e penso che nonostante anche in Italia, in questi giorni, ci siano stati degli episodi di omofobia ciononostante non siamo arrivati a tanto. E tiro un triste sospiro di sollievo.
La puntata finisce, mi lascia tanto amaro in bocca. Decido di andare a dormire, un’ultima occhiata a Internet per le notizie e rimango impietrita. Hanno lanciato due bombe carta a Roma. Non ci credo. Rileggo. Cerco altre fonti. È proprio così, c’è stato un attentato. Quando l’arte non imita ma previene la vita…
Mi sale un incazzo mostruoso. In questi momenti so che potrei perdere il controllo, mi impongo di calmarmi ma mi metto a piangere dalla rabbia repressa. E subito penso a cosa si possa fare. Da qui il passo è breve, domani contatto Giulio Cok, mio amico ed esponente di Amnesty International del Friuli Venezia Giulia.
La notte è lunga, ma passa. E l’indomani contatto con tutta la mia rabbia, più pacata ora ma non per questo minore, Giulio. Ci incontriamo, con lui c’è anche Giulia Paolucci e Fiore Rizzo, sempre di Amnesty, e Alister Angeli, il mio fidanzato, che mi sostiene sempre in tutte queste cause. Cinque corpi che pensano con un’unica mente: ci basta un’ora per decidere cosa fare, come, quando, dove.
Una fiaccolata, un venerdì sera di due settimane dopo per organizzarci, alle 19 perché così quando ci muoveremo non ci sarà già più la luce e le candele brilleranno, lungo le strade dell’aperitivo per avere più visibilità ma anche perchè sono strade pedonali, così on ci saranno problemi per i permessi, lo slogan sarà “Liberi&uguali in dignità e diritti”. Fatta. In un’ora. Abbiamo in proporzione battuto il record di quel signore che creò un bel po’ di robina in sei giorni, ed il settimo si è riposato. Noi non ci riposeremo più, invece, finchè la fiaccolata non sarà stata fatta.
Da allora il mio ruolo scompare quasi dalla scena, e passa nelle mani di Giulio, Giulia e Fiore che in modo meraviglioso organizzano il tutto, coinvolgendo anche il Circolo Arcobaleno Arigay/Arcilesbica di Trieste,
Seguono due settimane di attesa, di corse (non mie, chiariamo, ma dei rappresentanti Amnesty) per i permessi, di aperitivi-incontro con i membri delle altre associazioni, di scambi di idee e a volte anche discussioni, di decine di mail che a volte ti intasano anche la posta ma ti fanno capire come la cosa sia sentita da tutti.
Qualche giorno prima abbiamo il via definitivo. È quello che aspettavo. Creo l’evento su Facebook, e nel giro di mezz’ora, considerando che ormai quando lo metto in linea è notte e la gente di solito dorme, abbiamo già circa trenta adesioni.
Nell’arco di tre giorni supereremo i 2000 inviti e centinaia di adesioni.
Arriva venerdì, arriva la fiaccolata. Cominciamo ad essere nervosi, mentre prepariamo le candele in piazza. La gente verrà? L’invito sarà stato accolto? Ci sarà qualche giovane o se ne fregano ormai tutti?
Ora di ritrovo, le 19. Alle 19.15 la piazza è piena. A volte ci fermiamo così, in piedi, ad osservare lo spettacolo. Ci saranno almeno trecento persone, sono qui perché hanno capito, hanno recepito il nostro messaggio, ed ora sfileranno con noi. Riconosco molti miei studenti, mi commuovo. E io che li avevo creduti indifferenti, non loro personalmente, ma la loro generazione: mi ridanno una speranza per il futuro. Non vedo molti amici gay della mia generazione, questo mi lascia l’amaro in bocca, ma fa niente. Ci sono moltissime persone, tutti con la loro bella candela rossa in mano, alcuni ci fanno i complimenti per la scelta della coppetta trasparente per non far cadere la cera. Eh, la classe non è acqua, rispondiamo, scherzando, ma in realtà dentro stiamo facendo la coda come dei pavoni.
Partiamo. Giulio mi chiede di tenere lo striscione insieme a loro. Penso: ma io che c’entro? Avete fatto tutto voi. Però sono commossa dall’invito, ringrazio con la voce bassa per l’emozione e mi metto tra Fiore e Giulia, orgogliosa di essere “una di loro” in quel momento. Il grande cuore di Amnesty.
La fiaccolata si snoda lungo il percorso prestabilito, in silenzio, con compostezza ma con allegria al tempo stesso. Non c’è pacchianeria, non ci sono bandiere, cartelli, cori, canti, ma non c’è nemmeno la mestizia di alcuni cortei. C’è l’orgoglio, la dignità, la rabbia silenziosa di chi vuol dire “No all’omofobia” urlandolo senza aprire bocca.
Io ho i brividi. Non fa freddo, anzi, si muore di caldo, ma è l’emozione. Chissà com’è a vederla da fuori, questa fiaccolata. Sicuramente molto bella, però da dentro lo è ancora di più. Perché sappiamo che oggi abbiamo aperto una nuova pagina a Trieste, che ha reagito meravigliosamente bene all’appello.
Quando vedo in lontananza il nostro punto d’arrivo un po’ mi dispiace. È già finita. Ricominciamo, dico scherzando a Fiore, è così bella che potremo rifare subito il percorso. Ma so che non è possibile.
Arrivati di nuovo lì da dove siamo partiti, Giulio prende la parola. Brevemente, in modo chiaro e incisivo, com’è suo stile, a venire i brividi di nuovo a tutti noi quando elenca solo alcuni dei recenti episodi di omofobia avvenuti in Italia. La sua voce si fa appena più forte, educatamente, quando espone ciò che chiediamo, la punizione per le persone colpevoli di episodi di omofobia. Grande Giulio, sei arrivato al cuore di tutti.
Adesso è finita davvero, la folla applaude, facciamo alcune foto, è finita, Elisabetta, devi fartene una ragione, non puoi fare Elisabetta
Ma… è finita davvero? No. Questo è stato solo l’inizio. E l’idea mi rende felice.
Grazie, ragazzi, siete stati meravigliosi.
Elisabetta
Benvenuta nel favoloso mondo dei blog alla scrittrice triestina più cool!
RispondiEliminaUn abbraccio forte
V.
grazie allo scrittore romano più cool! sto ancora cercando di capire molte cose però... e non è facile!
RispondiEliminama che bello anche elisabettina su blogspot!! :)))
RispondiEliminaora vogliamo tanti bei post!! e soprattutto... un passerottino mi ha detto che ci sono nell'aria dei nuovi racconti su ivan e tony... com'è che non sono già online?!? i fans scalpitano!! :))
giulietttttooo benvenuto! ma che passerotti chiacchierono conosci... è vero, c'è un racconto nuovo su ivan e tony pronto pronto ma non sarà postato, credo che sarà pubblicato verso novembre-dicembre. e c'è anche altro che bolle in pentola...
RispondiEliminaCiao Elisabetta, sono jaory! Che bello, hai aperto un blog! ^__^ Cos'è poi questa storia del nuovo racconto su Ivan e Tony? Lo posterai, vero? Già fremo dalla voglia di leggerlo!!
RispondiEliminaBaci, fra
carissima! sì, c'è anche il blog ora... spero che parteciperete in tanti... ed in tante... con i vostri commenti e le vostre opinioni, su tutto.
RispondiEliminaè vero, c'è un nuovo racconto bevissimo ma non sarà postato perchè fa parte di un progetto molto ampio. appena gli accordi con l'editore saranno definitivi vi darò le informazioni. grazie comunque!
Eli eli! Quanto ami tenere sulle spine i tuoi fan eh!? brava brava! Devo imparare da te! ;)
RispondiEliminaUn abbraccio virtuale
V.
vale' se mi va buca come scrittrice puoi sempre assumermi come addetta stampa... quello è un lavoro che so sicuramente fare, e molto bene anche! modesti a parte!
RispondiEliminae se non avete ancora letto il libro di valerio fatelo subito!
RispondiEliminavalerio la martire - i ragazzi geisha, edizioni libreria croce. bellissimo!